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Chiara Russo Krauss – Il sistema dell’esperienza pura. Struttura e genesi dell’empiriocriticismo di Richard Avenarius – Prefazione di Edoardo Massimilla [Le Cáriti Editore, Firenze 2013, pp. 391, € 48]


La collocazione del pensiero empiriocritico nella filosofia della scienza genera non poche problematiche, relative innanzitutto al legame intellettuale tra Richard Avenarius ed Ernst Mach. La consuetudine manualistica di adoperare il termine “empiriocriticismo” per riferirsi al pensiero dei due autori è, infatti, fonte di fraintendimenti: esso nasce, come aggettivo, nelle pagine di Avenarius, ma il suo significato è stato poi esteso fino a comprendere anche il pensiero di Mach. «Questa estensione di significato, che ha portato a riunire sotto una denominazione comune i due autori, ha un suo innegabile fondamento nei rapporti che intercorsero tra Mach e Avenarius. È però necessario non fermarsi al mero riconoscimento di questi rapporti, indagandone invece più nel dettaglio l’estensione e i limiti, così da ottenere un quadro in grado di indicare fino a che punto si può procedere a tale accostamento» (p. 20).La monografia di Chiara Russo Krauss offre non solo un approfondimento sistematico delle diverse accezioni di “empiriocriticismo”, attraverso una puntuale disamina della ricezione del pensiero avenariusiano nei contributi scientifici dei suoi allievi, ma anche una decostruzione e ricostruzione delle opere di Avenarius, così da mettere in evidenza i tratti fondamentali del sistema di pensiero empiriocritico. Da molti decenni a questa parte, mancano studi specificamente dedicati al pensiero di Avenarius, le cui opere spesso vengono lette e interpretate alla luce del pensiero di Mach. Diverse le ragioni di questo paradigma ermeneutico, frutto di circostanze storiche e letterarie. Mach sopravvisse ad Avenarius per vent’anni, divenendo un punto di riferimento per i suoi allievi, inoltre rappresenta il principale bersaglio polemico nello scritto leninista Materialismo ed empiriocriticismo. Note su una filosofia reazionaria (1909), che asserisce categoricamente l’indipendenza di principio di alcuni fatti della realtà dai contenuti della coscienza e delle sensazioni, negando che la realtà materiale possa risolversi in un complesso di sensazioni, poiché le sensazioni non esistono e non possono esistere prima e indipendentemente dalla sensibilità e dalla coscienza. Il sistema dell’esperienza pura nasce quindi dalla volontà di ravvivare la conoscenza storico-critica del pensiero di Avenarius gettando luce sui suoi rapporti col fisico moravo: «Se si vuole continuare a parlare di “empiriocriticismo” per Mach e Avenarius, la somiglianza tra le loro riflessioni non può essere il presupposto del confronto, ma solo la conseguenza di studi condotti preliminarmente in forma separata tra i due. Pertanto, se fino a oggi la figura di Mach, grazie anche al suo collocarsi all’incrocio tra numerosi campi del sapere, è stata frequentemente analizzata e approfondita, una conoscenza effettiva e una ridefinizione criticamente accorta dell’empiriocriticismo non può fare a meno di uno studio che tenti di ricostruire il pensiero di Avenarius nella sua autonomia e specificità» (p. 26). L’opera di decostruzione e ricostruzione delle opere di Avenarius si fonda sul presupposto che le tre opere pubblicate a partire dal 1888, ossia la Kritik der reinen Erfahrung, il Menschliche Weltbegriff e le Bemerkungen zum Begriff des Gegenstandes der Psychologie, devono essere considerate come parti di un sistema unitario, pur con le loro differenze. Esse rappresentano tre vie di accesso al pensiero di Avenarius, per la cui ricostruzione occorre adoperare come fil rouge il tema del linguaggio, che ci consente di cogliere non solo le radici del suo sistema filosofico, ma anche i cardini entro i quali esso si articola e la sua influenza sugli autori successivi. Il punto di vista da cui muove Avenarius è quello dell’esperienza “ingenua”, del semplice e quotidiano guardarsi attorno da cui ricaviamo due contenuti fondamentali: l’io e l’ambiente. Da questa prospettiva, la conoscenza si presenta come un progressivo adattamento ai fatti dell’esperienza, adattamento richiesto da necessità di ordine biologico, tra le quali spicca il principio avenariusiano del minor dispendio di forze, che Gehlen in Der Mensch. Sein Natur und sein Stellung in der Welt definirà «Entlasting», (da ent-lasten, ossia ex-onerare) quindi esonero, sgravio, alleggerimento dalla pressione del presente.All’io e all’ambiente si aggiungono gli altri uomini, che costituiscono i componenti peculiari dell’ambiente, dato che ai loro movimenti non viene attribuito solo un valore meccanico, ma anche un significato linguistico. Ebbene, proprio nelle modalità di determinazione dei rapporti tra l’io, l’ambiente e gli altri uomini l’empiriocriticismo si differenzia dalle altre dottrine filosofiche, evidenziando anche come tali relazioni vengano falsificate nel corso della storia del pensiero umano. Proprio l’interpretazione dell’essenza del linguaggio, ossia la significatività dei movimenti altrui, è responsabile della corretta determinazione della relazione tra i contenuti fondamentali dell’esperienza. Mentre la gnoseologia ha il compito di occuparsi della totalità dell’esistente, ossia dei contenuti che ciascuno di noi esperisce in prima persona, la psicologia ha il compito di analizzare i rapporti di dipendenza che sussistono fra tre elementi: le asserzioni, il cervello e l’ambiente. Essendo questi il contenuto dell’esperienza, la psicologia si configura come una particolare scienza empirica che necessita della gnoseologia per la chiarificazione dei suoi presupposti. Le asserzioni, secondo Avenarius, hanno un legame diretto con le attività cerebrali e uno indiretto con l’ambiente. Per questo motivo bisogna conoscere il funzionamento dei processi cognitivi, altrimenti non potremmo individuare in che modo l’ambiente agisce sulla produzione delle asserzioni. Parallelamente al processo di adattamento del cervello all’ambiente, anche le asserzioni diventano sempre più conformi alla realtà che ci circonda. Le nostre conoscenze perciò, in base a questa teoria, procedono verso una sempre maggiore stabilità, intesa come minore variabilità da caso a caso e tra uomo e uomo e verso una progressiva purificazione da elementi non empirici. Se il nostro sapere tende a una crescente immutabilità e universalità, nella stessa direzione procederà anche la conoscenza del “mondo”, inteso come la totalità dell’esistente; da un’iniziale concezione animistica, attraverso una serie i fasi intermedie perviene alla conquista dell’esperienza pura operata dall’empiriocriticismo stesso.Questo sistema filosofico, partendo dall’analisi dei contenuti della nostra esperienza ingenua di mondo e delle loro relazioni, giunge alla teoria per cui le attività cerebrali funzionano rispondendo agli stimoli provenienti dall’ambiente e adattandosi progressivamente a esso, così da rendere anche le asserzioni, in quanto prodotti di attività cerebrali, sempre più adatte all’ambiente. Conformemente al processo di evoluzione del cervello e delle asserzioni, il concetto di mondo tende a divenire quello proprio dell’empiriocriticismo, per cui il mondo è costituito dall’io, dall’ambiente e dagli altri uomini, elementi non più ingenui ma empirici. Alla storia evolutiva del concetto di mondo, l’ampia e articolata monografia antepone una disamina della struttura dell’esperienza, una trattazione sull’analisi psicofisiologica e sulla psicologia della conoscenza empirica. L’ultima parte dell’opera affronta lo sviluppo del pensiero di Avenarius, con la consapevolezza che le differenze tra le opere giovanili e quelle della maturità non riflettono una cesura dell’itinerario intellettuale compiuto dall’autore, piuttosto una costante opera di riflessione e approfondimento, che giunge all’elaborazione di «un sistema di pensiero che è allo stesso tempo figlio del progetto originario e qualcosa di profondamente diverso da esso» (p. 26).

Maria Teresa Speranza

S&F_n. 12_2014

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