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Per favorire la fruibilità della Rivista i contributi si aggireranno tra le 20.000 e le 30.000 battute e saranno sempre divisi per paragrafi. È indispensabile fornire il titolo e un abstract in lingua inglese del contributo. A esclusione delle figure connesse e parti integranti di un articolo, le immagini che accompagnano i singoli articoli sono selezionate secondo il gusto della Redazione e non pretendono, almeno nell’intenzione, alcun rinvio didascalico.

 

 

 

Note

Norme generali

a) Autore: nome puntato e cognome in Maiuscolo/minuscolo tondo seguito da una virgola. Se si tratta di due o più autori, citarli tutti di seguito inframmezzati da virgole o trattino. Evitare l’uso di Aa.Vv. e inserire il curatore o i curatori come Autori seguito da “(a cura di)”

b) Titolo: Maiuscolo/minuscolo corsivo sempre, seguito da virgola.

c) Editore: occorre inserire la Casa Editrice.

d) Città e data: Maiuscolo/minuscolo tondo, non inframezzate da virgola. Le città straniere vanno in lingua originale.

e) L’anno di edizione. Nel caso in cui non si cita dalla prima edizione a stampa, occorre specificare l’edizione con un apice.

Esempio:

1 G. Agamben, L’aperto. L’uomo e l’animale, Bollati Boringhieri, Torino 2002.

2 A. Caronia, Il Cyborg. Saggio sull’uomo artificiale (1984), Shake, Milano 2008.

3 E. Morin, Il paradigma perduto. Che cos’è la natura umana? (1973), tr. it. Feltrinelli, Milano 2001.

4 G. Hottois, Species Technica, Vrin, Paris 2002.

5 P. Amodio, R. De Maio, G. Lissa (a cura di), La Sho’ah tra interpretazione e memoria, Vivarium, Napoli 1998.

6 G. Macchia, Il paradiso della ragione, Laterza, Roma-Bari 1961², p. 12. [ “²” sta per seconda edizione].

 

Nel caso in cui si tratti di uno scritto già precedentemente citato, le indicazioni circa l’opera possono essere abbreviate con le seguenti diciture: “cit.” (in tondo), “op. cit.” (in corsivo), “ibid.” o “Ibid.” (in corsivo).

Dopo la prima citazione per esteso si accetta il richiamo abbreviato costituito da: Autore, Prime parole del titolo seguite da puntini di sospensione e dall’indicazione “cit.” (invariata anche nel caso di articoli di riviste).

Esempio:

12 A. Caronia, Il Cyborg…, cit.

 

Casi in cui si usa “cit.”:

Quando si tratta di opera citata in precedenza ma non nella Nota immediatamente precedente (per quest’ultimo caso si veda più avanti).

Esempio:

1 E. Morin, Il paradigma perduto. Che cos’è la natura umana?, cit.

 

Casi in cui si usa “op. cit.” (in corsivo):

Quando si tratta di un Autore di cui fino a quel punto si è citata un’unica opera.

Esempio:

1 B. Croce, Discorsi di varia filosofia, Laterza, Roma-Bari 1942, pp. 232- 233.

2 G. Hottois, Species Technica, Vrin, Paris 2002.

3 B. Croce, op. cit., p. 230. [Il riferimento è qui chiaramente a Discorsi di varia filosofia, poiché nessun’altra opera di Croce era stata precedentemente citata].

 

Nel caso in cui, invece, siano già state citate due o più opere dello stesso Autore, o nel caso in cui in seguito si citeranno altre opere dello stesso autore, op. cit. va usato solo la prima volta, poi si utilizzerà “cit.”.

Esempio:

1 B. Croce, Discorsi di varia filosofia, Laterza, Roma-Bari 1942, pp. 232- 233.

2 G. Hottois, Species Technica, Vrin, Paris 2002.

3 B. Croce, op. cit., p. 230.

4 Id., Saggio sullo Hegel, Laterza, Roma-Bari 1913, p. 44.

5 P. Piovani, Conoscenza storica e coscienza morale, Morano, Napoli 1966, p. 120.

[Se a questo punto si dovesse citare nuovamente B. Croce, Discorsi di varia filosofia, per non creare confusione con Saggio sullo Hegel, si è costretti a ripetere almeno il titolo seguito da “cit.”; la Nota “6”  sarà dunque]:

6 B. Croce, Discorsi di varia filosofia, cit., pp. 234-235.

In sostanza, “op. cit.” sostituisce il titolo dell’opera (è questo il motivo per cui va in corsivo) e comprende anche le indicazioni tipografiche; cit. sostituisce solo le indicazioni tipografiche (è questo il motivo per cui non va mai in corsivo).

 

Casi in cui si usa “ibid.” o “Ibid.” (in corsivo):

  1. a) Quando si tratta di un riferimento identico alla Nota precedente.

Esempio:

1 B. Croce, Discorsi di varia filosofia, Laterza, Roma-Bari, 1942, pp. 232- 233.

2 Ibid. [Ciò significa che ci riferisce ancora una volta a B. Croce, Discorsi di varia filosofia, Laterza, Roma-Bari 1942, pp. 232- 233].

[N.B.: Ibid. vale anche quando si tratta della stessa opera, ma il riferimento è ad altra pagina e/o volume o tomo (che vanno specificati)]:

3 Ibid., p. 240.

4 Ibid., vol. I, p. 12.

b) Quando ci si riferisce a uno scritto diverso, ma dello stesso autore (ad esempio nelle raccolte moderne di opere classiche. In tal caso, inoltre, la data della prima pubblicazione va tra parentesi).

Esempio:

1 F. Galiani, Della moneta (1750), in Id., Opere, a cura di F. Diaz e L. Guerci, in Illuministi italiani, Ricciardi, Milano-Napoli 1975, t. VI, pp. 1-314.

2 Id., Dialogues sur le commerce des bleds (1770), ibid., pp. 345-612. [ibid. in tal caso sotituisce: F. Galiani, Opere, a cura di F. Diaz e L. Guerci, in Illuministi italiani, Ricciardi, Milano-Napoli 1975, t. VI].

c) Quando ci si riferisce a uno scritto contenuto in opera generale (l’esempio classico sono i volumi collettanei) citata nella Nota immediatamente precedente:

Esempio:

1 G. Spini, Alcuni appunti sui libertini italiani, in Il libertinismo in Europa, a cura di S. Bertelli, Ricciardi, Milano-Napoli 1980, pp. 117-124.

2  P. Rossi, Discussioni sulle tesi libertine su linguaggio e barbarie, ibid., pp. 319-350. [ibid. in tal caso sostituisce: Il libertinismo in Europa, a cura di S. Bertelli, Ricciardi, Milano-Napoli 1980].

 

Tutte queste indicazioni valgono non solo quando si tratta di Note diverse, ma anche quando, nella stessa Nota, si cita più di un’opera.

Esempio:

1  Cfr. G. Spini, Alcuni appunti sui libertini italiani, in Il libertinismo in Europa, a cura di S. Bertelli, Milano-Napoli, 1980, pp. 117-124; ma si veda anche P. Rossi, Discussioni sulle tesi libertine su linguaggio e barbarie, ibid., pp. 319-350.

 

Nel caso in cui si tratta dell’edizione moderna di un classico, è indispensabile specificare tra parentesi l’anno di pubblicazione e quindi il curatore, in particolare se si tratta di edizioni critiche.

Esempio:

1 G. Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi (1632), a cura di L. Sosio, Einaudi, Torino 1970, pp. 34-35.

 

Opere in traduzione

Quando si cita dalle traduzioni è consentito omettere il titolo originale, ma occorre sempre specificare la data dell’edizione originale tra parentesi, e l’editore della traduzione preceduto dall’abbreviazione “tr. it.”, “tr. fr.” ecc.

Esempio:

1 M. Heidegger, Essere e tempo (1927), tr. it. Utet, Torino 1969, p. 124.

2 Id., Les problèmes fondamentaux de la phénoménologie (1927), tr. fr. Gallimard, Paris 1985.

 

Articoli di riviste

La citazione completa è così composta:

Autore, Titolo del saggio, indicazione “in” seguita dal titolo della riviste tra virgolette basse, annata in numeri romani, numero del fascicolo in numeri arabi (sempre preferito all’indicazione del mese), numeri delle pagine.

Esempio:

1  D. Ferin, Profilo di Tranquillo Marangoni, in «Grafica d’arte», XV, 57, 2004, pp. 22-25.

 

Citazioni

Le citazioni nel testo possono essere introdotte in due modi:

  • se si tratta di brani molto lunghi o di particolare rilevanza possono essere trascritti con corpo più piccolo rispetto al resto del testo, preceduti e seguiti da una riga vuota e senza virgolette.
  • se si tratta di citazioni più brevi o interrotte e spezzettate da interventi del redattore dell’articolo vanno messe nel corpo del testo principale, introdotte da caporali: «Xxxxxxx»

Nel caso 2) un’eventuale citazione nelle citazione va posta tra virgolette inglesi semplici: «Xxxx “Xxxxxxx”»

 

Segno di nota al termine di una citazione

Quando la citazione rimanda a una nota, il richiamo di nota deve venire subito dopo l’ultima parola nel caso 1, subito dopo le virgolette nel caso 2: solo dopo va introdotto il segno di punteggiatura che conclude la frase.

Esempio:

«Conobbi il tremolar della marina»².

 

 

Congiunzioni (“d” eufonica)

Si preferisce limitare l’uso della “d” eufonica ai soli casi in cui essa serva a staccare due vocali uguali.

Esempio:

“a essi” e non “ad essi”; “ad anticipare” e non “a anticipare”.

È consentito “ad esempio”, ma: “a esempio”, in frasi del tipo “venire citato a esempio”.

 

Bibliografie

Evitare le bibliografie, i testi di riferimento vanno in nota.

 

Avvertenza sulle note

Sempre per garantire una più immediata fruibilità di lettura, le note devono essere essenziali e non introdurre nuovi elementi di analisi critica. Questi ultimi vanno solo ed esclusivamente nel testo.

 

Titoli e Paragrafi

Sempre per garantire una più immediata fruibilità di lettura, gli articoli vanno titolati e suddivisi in paragrafi. Qualora l’autore non provvedesse, il redattore che cura l’editing dell’articolo è tenuto a dare il titolo all’articolo e a suddividere l’articolo in diversi e brevi paragrafi.

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