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Que sais-je? Scienza & Filosofia: un dialogo (im)possibile

Autore


Paolo Amodio

Università degli Studi di Napoli Federico II

Editor in chief

Indice


 

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S&F_n. 24_2020

Abstract


Que sais-je? Science & Philosophy: an (im)possible dialogue

S&F_, Science&Philosophy. Two terms entwisted by one ampersand (&). That means an exchange in the form of purchase and/or sale of goods. That & interwoves, distinguishes, approximates? Does it point out the market where a trickle of science is swapped for a portion of philosophy or where one buys transmission belts? The quality of the product is generally remarkable. Yet the issue that should be high on the agenda seems to slip away or to be shadowed: what does the philosopher ask the scientist and what does the scientist ask the philosopher?


Concordo pienamente con lei sull’importanza e il valore educativo della metodologia, della storia e della filosofia della scienza. Molte persone al giorno d’oggi – compresi gli scienziati professionisti – mi appaiono come colui che ha visto migliaia di alberi senza mai vedere una foresta. Una conoscenza dello sfondo storico e filosofico fornisce proprio quella indipendenza dai pregiudizi della propria generazione dai quali la maggior parte degli scienziati sono afflitti. Questa indipendenza determinata dall’analisi filosofica è – a mio giudizio – il segno di distinzione tra un semplice artigiano o specialista e un autentico cercatore di verità.

Einstein, Lettera a Robert Thornton (1944)

 

 

 

La scienza è ancora oggi esercitata senza una bella e sana moralità. Senza pensarci, si trasferiscono nella scienza le abitudini di altre occupazioni, per esempio del funzionario, del commesso viaggiatore, del giardiniere, dell’operaio. La nobiltà è feconda in grande stile, proprio perché ha prodotto costumi aristocratici: il più aristocratico di tutti è quello di riuscire a sopportare la noia. In realtà, l’uomo scientifico deve limitarsi quotidianamente parecchie ore a se stesso e, siccome i pensieri spesso non vengono subito, accettare molta noia senza impazienza. Gli Indiani ne furono capaci!

Nietzsche, Frammenti postumi

 

 

Per scoprire qualcosa, è meglio eseguire esperimenti accurati che impegnarsi in profonde discussioni filosofiche.

I filosofi dicono un sacco di cose su ciò che è assolutamente necessario per la scienza, e sono sempre, per quanto uno possa vedere, piuttosto ingenue, e probabilmente sbagliate.

Richard Phillips Feynman

 

 

Secondo te la fisica quantistica ha la risposta? Scusa, ma a che cosa mi può servire che tempo e spazio siano esattamente la stessa cosa? Cioè, chiedo a uno che ora è e lui mi risponde “6 Kilometri”. Ma che roba è?

Woody Allen

 

 

 

S&F_, Scienza&Filosofia. Due lemmi legati da una & commerciale, dunque scambio in forma di acquisto e/o vendita di beni. La & lega, distingue, approssima? È il mercato dove si baratta un po’ di scienza per un po’ di filosofia o dove si acquistano cinghie di trasmissione? Il prodotto è in genere di ottima qualità, eppure ogni volta sembra sfuggire o resta criptata la questione che dovrebbe essere in cima: cosa chiede il filosofo allo scienziato, e cosa chiede lo scienziato al filosofo?

Che cosa ha fatto tradizionalmente fatto la filosofia quando si è affacciata alla finestra e osservato dall’alto gli scienziati e qualche filosofo ambulante che le proponeva di acquisire il vivente o la materia?

Cosa chiede il filosofo allo scienziato, e cosa chiede lo scienziato al filosofo?

Questa duplice domanda, a ben vedere, è suscitata dalle emergenze e dagli scenari dispiegati dalla contemporaneità (dalla crisi ambientale al Sars-CoV-2) che richiedono un ripensamento dell’organizzazione sistemica dei saperi, un allargamento di visuale, la necessità di interdisciplinarietà, vie d’uscita da solipsismi, narcisismi e specialismi.

Scienza e filosofia, talvolta, si parlano a fatica.

È necessario, dunque, pensare alla costruzione di una nuova alleanza, che sia stabile e riconoscibile. Questa nuova alleanza passa soprattutto per la ridefinizione di paradigmi e criteri che strutturano la relazione e la differenza e per la determinazione di chi è tenuto a identificarli. Se la scienza è per natura un’impresa collettiva, che si distende nel tempo e ha una matrice attualistica, è sempre più urgente che scienziati e filosofi si sforzino di cercare e trovare spazi e modalità di un lavoro comune. La ricerca scientifica oggi deve essere solo oggetto della riflessione filosofica o la riflessione filosofica può indicare strade e percorsi per ripensare la scienza e la tecnica con un occhio rivolto alle questioni che riguardano l’umano?

La questione epistemologica e di organizzazione dei saperi ci pone davanti a quesiti di carattere pragmatico: c’è di fatto una certa asimmetria nel rapporto tra il filosofo e lo scienziato. In linea di principio, infatti, poiché qui si tratta delle domande più antiche ed elementari della sua disciplina, il filosofo è posto di fronte a tutte le scienze, ossia di fronte a saperi così ampi, variegati ed estesi, che nessuno potrebbe approcciarli in maniera adeguata. In effetti, da molto tempo ormai neppure lo scienziato, il cui processo di specializzazione è un dato evidente, riesce a farlo.

Ogni scienza tratta il suo oggetto in un linguaggio matematico, e/o in ogni caso simbolico e formalizzato, e ciò comporta l’emergere di una tale complessità da richiedere un lungo processo di formazione solo per accedervi.

E il compito di ritradurre dal linguaggio formalizzato a un discorso razionale “naturale” è talora così difficile e anche intrinsecamente problematico, che alcuni lo ritengono semplicemente impossibile. E tuttavia è qualcosa cui non solo il filosofo, ma a ben vedere neppure lo scienziato può rinunciare, se non perdendo allo stesso tempo una comprensione più completa del suo lavoro e dei suoi risultati.

Quando un biologo studia temi legati alla produzione alimentare o un genetista si trova a ripensare cos’è un individuo e cos’è l’ereditarietà, quale funzione ha l’ambiente, o quali connessioni produttive sviluppano individui e ambienti, un confronto con la filosofia, che sappia porsi all’altezza dell’attualità scientifica, potrebbe allargare o ampliare gli stessi progetti di ricerca, dal momento che l’individuo – sia esso un vivente umano o non-umano – è un patchwork di determinazioni genetiche, pressioni ambientali e processualità.

L’attività tecnico-scientifica, così come l’interrogazione filosofica, è sempre immersa in uno spazio-tempo determinato, lo scienziato è un “essere umano”, con passioni e pregiudizi, la scienza e la tecnica sono modi che la forma-di-vita umana sviluppa per creare soggetti e mondi e per allargare la propria comprensione della realtà. Dunque, come il filosofo è chiamato a confrontarsi con le scienze coeve, lo scienziato che senta la necessità di proporre il suo sapere ad un livello più sintetico e universale non può fare a meno della filosofia e, per certi versi, anche della storia della filosofia!

In questo senso, non varrebbe la pena di iniziare a discutere del progresso delle conoscenze come un’impresa collettiva, che coinvolga filosofia e scienze all’un tempo, e che ecceda dall’ambito ristretto degli specialismi e si apra a un reale confronto interdisciplinare?

In una fase storica in cui media e mondo politico hanno messo “la scienza”, ancor più che la filosofia, sotto stress con l’autentico rischio di un discredito profondo, speculare naturalmente a fasi di idolatria sconsiderata, risulta necessario evitare e contrastare posizioni che, a partire da un lato o dall’altro, tendono a contrapporre scienza e filosofia. La scienza sarebbe cieca se rifiutasse di dialogare con la filosofia, nelle sue varie manifestazioni, così come la filosofia sarebbe vuota se non si confrontasse costantemente con i saperi scientifici: siamo tutti sullo stesso fronte.

Possiamo difenderlo meglio?

Que sais-je?

 

 

Prima dell’effetto si crede a cause diverse da quelle cui si crede dopo l’effetto.

Nietzsche, La gaia scienza

 

 

Non sopporto le persone concilianti

Nietzsche, Frammenti postumi

 

 

Perché filosofare quando si può cantare?

Georges Brassens

 

 

P.S. Quando questo progetto è nato, l’amico Massimiliano Fraldi mi scrisse:

io sarei più trasgressivo, non ponendo la questione attraverso il dialogo tra due soggetti o il confronto tra due mondi – che già evoca una distanza, semmai da colmare, ma non assume un’identità reale della questione – mentre ne farei una questione filologica/etimologica: come mi insegni, scientia significa conoscenza, quindi più che mettere a confronto il filosofo e lo scienziato, bisognerebbe discutere di cosa si intende per conoscenza (forse scoprendo che il confronto tra i due è un monologo allo specchio con il proprio alter ego o forse è un semplice problema di schizofrenia?)...

Massimiliano deve a tutti noi una risposta.

 

Que sais-je?

 

 

 

P.A.

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