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Stato e Rivoluzione Big_Data

Autore


Paolo Amodio

Università degli Studi di Napoli Federico II

Editor in Chief

Indice


 

 

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S&F_n.  20_2018

Abstract


STATE AND REVOLUTION BIG_DATA


Our time is characterized by the deep transformation of the digital turn, where the new technologies of information, the so-called ICT, have introduced within the private and public space, some definitive changes. We are experiencing a real cultural revolution. What Luciano Floridi names as the fourth revolution, is the era in which the Data and their extraction, elaboration and management become the highest value. The generated Data follow an exponential flow: over the last year, according to some specialists, they have become bigger than the order of Zettabyte (1021 byte), a real record in the globalized Western world. The new frontier of Big Data, entities hard to define, shape complex system of data generated by instruments, sensors, Internet transactions, emails, videos, clicks and web interactions. This process demands new challenges for our interrogations and new theoretical needs in order to reconcile the technological complexity and our limited understanding.

Il corpo implora il ritorno all’inorganico. Nel frattempo non si nega nulla.

Carmelo Bene

 

Sì, li ho amati quei raduni notturni
I bicchieri ghiacciati sparsi sul tavolino,
l’esile nube fragrante sul nero caffè,
l’invernale, greve vampa del caminetto infocato,
l’allegria velenosa dei frizzi letterari
e il primo sguardo di lui, inerme e angosciante.

Anna Achmatova

 

 

 

Il rapporto con le tecnologie, o con quella struttura generalmente detta tecnica, è proteiforme: da un lato l’uomo – la più eccentrica tra le creature viventi? – utilizza lo strumento per modellare e incorporare l’altro da sé, dall’altro è lo stesso apparato di tecnologie e strumenti che modifica, nel corso delle varie epoche, la struttura dell’umano. La contemporaneità si contraddistingue per le profonde trasformazioni introdotte dalla cosiddetta digital turn, in cui le nuove tecnologie digitali dell’informazione, le ICT, hanno introdotto, all’interno sia dello spazio pubblico sia nella dimensione più propriamente esistenziale e privata, modifiche per lo più irreversibili. Siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione culturale, la costellazione di tecnologie che abita il nostro vivere quotidiano rappresenta un insieme di autentiche forze ambientali, antropologiche, interpretative e sociali.

Quella che Luciano Floridi denomina La quarta rivoluzione, ultimo epifenomeno dell’era elettrica globale prefigurata da McLuhan ormai il secolo scorso, è l’epoca in cui i dati e la loro estrazione, elaborazione e gestione assurgono a valore supremo. I dati generati seguono un flusso esponenziale: nel corso dell’ultimo anno, secondo alcuni, ha superato l’ordine dei Zettabyte (1021 byte), vero e proprio record nella storia dell’Occidente globalizzato. La nuova frontiera dei Big Data, entità difficili da definire, che identificano ampi complessi di dati generati da strumenti, sensori, transazioni Internet, e-mail, video, click e interazioni sul Web, impone al pensiero nuove sfide e nuove esigenze teoriche nel tentativo di ricomporre lo iato tra l’ipercomplessità della tecnologia e i limiti della nostra comprensione.

Stato e Rivoluzione Big_Data significa tenere ferma l’idea del progetto tecno-antropologico e prefigurare un’inedita capacità di collegare le informazioni per fornire un orientamento visuale ai dati, raccomandando pattern e modelli d’interpretazione finora inimmaginabili. Il pensiero scientifico, che sin dalla sua istituzione in epoca moderna ha sempre avuto a che fare con attività discrezionali e di misura, si trova oggi a dover dar senso a una mole di dati imponente, rielaborati da algoritmi sempre più sofisticati e “intelligenti”. Forse che il Dataismo – ci si conceda il neologismo – sia l’ultimo stadio dell’evoluzione dell’uomo? Chris Anderson in un celebre articolo apparso su Wired, intitolato eloquentemente The End of Theory, nota come l’avvento dell’Era dei Petabyte e dell’analisi dei dati abbia reso il metodo scientifico obsoleto. L’elaborazione di modelli teorici è ormai comunemente considerata superflua ed è il più delle volte soppiantata dalla precisione dell’algoritmo, quale forma epistemica tipica della svolta digitale.

La questione dei Big Data inoltre può essere affrontata da un punto di vista eminentemente politico e morale. L’assottigliarsi della frontiera tra esistenza virtuale ed empirica, segnata dal proliferare di avatar e dalla digitalizzazione dei rapporti interpersonali sulle piattaforme social, ha reso ogni singolo utente identificabile e conoscibile mediante tecniche di Profiling e data mining. Il recente scandalo di Cambridge Analytica ha fatto emergere le potenzialità e le criticità di tale sistema, soprattutto per quel che riguarda l’esercizio della pratica democratica, solo in parte risolte attraverso la riforma del GDPR.

L’analisi dei dati fa emergere quello che De Kerckhove ha battezzato “inconscio connettivo”, l’insieme di tutte le informazioni personali degli utenti, di cui questi ultimi sono per lo più incoscienti. Ne va della trasparenza della persona digitale, che permette di conoscere l’utente meglio di quanto egli stesso non si conosca. Siamo in presenza di quella che B.C. Han definisce “Società della trasparenza” in cui i Big Data contribuiscono a strutturare il panottico digitale, che a differenza della struttura benthamiana, non ha una dimensione immediatamente fisica, ma è entità virtuale e in un certo senso occulta. Ancora i Dati rappresentano la vera moneta del tardocapitalismo, sono completamente gratuiti e interamente ad appannaggio di piattaforme private che ne detengono il monopolio – i cosiddetti GAFA (Google, Apple, Facebook, Amazon). Infine non è da sottovalutare il ruolo di Big Data e algoritmi nel perfezionamento della Artificial Intelligence e del Machine Learning.

Qui è in gioco il tramonto o il possibile potenziamento dell’uomo, delle sue facoltà cognitive, intellettive e rappresentative. La delega algoritmica, supportata dalla svolta scientista riduzionista, ha già paradigmaticamente equiparato l’intelligenza simbolico-semantica umana a una serie di dati e prestazioni sintattiche quantificabili. È solo mediante una precedente precomprensione dell’intelligenza come concatenazione operazionale, che è possibile paragonare l’infinita potenza di calcolo dell’algoritmo con l’intelligenza organica. La possibilità di decodifica dei dati è naturalmente cruciale per la strutturazione tecnologica del nostro ambiente, per la creazione di dispositivi sempre più interattivi, autonomi e intelligenti propri del cosiddetto Internet of things – estensione di Internet a oggetti o luoghi concreti – della Ambient intelligence e del Quantified self.

Considerati tali orizzonti problematici, il presente numero di S&F_ si propone di indagare e far emergere le problematiche di natura ontologica, antropologica, etica e politica della Svolta digitale e del Dataismo connesse ai Big Data, promuovendo un approccio interdisciplinare intimamente volto al dialogo tra i differenti ambiti del sapere.

Ovvero.

Semifinale delle incapaci narrazioni, reincantamento coatto, mitologia dell’inclusione sociale.

Silenzio politico, ibernazione giuridica, metaorientamento sessuale, geometria delle compassioni rivoluzionarie, tempo scandito dalla migrazione di corpi datati.

Eccellenze tradite, fobie altere, insufficienze cardiache virtuali, esponenti algebrici di potere.

Pop-Tarts alla fragola, simboli e snacks, algoritmi dada, social(ismi) antisociali infosferici. Hubs.

Browsers di piacere, morte e narcisismo.

Eppure risultati. Bias di conferma.

Databili

dicembre 2018.

Lasciatemi dire, a costo di sembrare ridicolo, che il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d’amore.

Che Guevara

La rivolta consiste nell’amare un uomo che non esiste ancora.

Albert Camus

P.A.

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