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A tutto neuros

Autore


Paolo Amodio

Università degli Studi di Napoli Federico II

Editor in chief

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S&F_n. 05_2011


Le nuove tecnologie legate al neuroimaging funzionale come il fMRI stanno conducendo a una vera e propria mappatura del cervello umano. I neuroscienzati ritengono di aver compreso (o di essere sulla buona strada per comprendere) le regole del comportamento umano e di poter leggere chiaramente le motivazioni inconsce che stanno dietro ogni nostra scelta. È evidente che questo tipo di ricerche ha ricadute etiche per quanto riguarda il problema della responsabilità, ma anche economiche circa la possibilità di “strategie di marketing neuronale” capaci di influenzare le scelte dell’acquirente, e politiche riguardo a eventuali “strumenti di propaganda neuronale” per condizionare la scelta politica. La domanda fondamentale riguarda dunque il modello antropologico e politico che prende forma a partire da tali scoperte. È maledettamente vero e, per chi vuole, anche maledettamente pericoloso. Ergo, apriti cielo, e il fatto di scienza sembra farsi immediatamente talk show su un reality show. E dunque giù con il ripescaggio di apocalittici e integrati, fobie e filie sempre un po’ barocche, invasive immunitates vs. pacificanti studia humanitatis, sociopatologie naturali e psicodrammi culturali, bioetiche, biopolitiche, neuroetiche, neuropolitiche, imperi, chiacchiere e distintivi a gogò.

Ma, per noi, preliminarmente, c’è un’altra domanda (diremmo “epistemologica” se il rischio inflattivo non fosse così alto). La neurofisiologia è una cartografia della mente: le localizzazioni cerebrali sembrano una riedizione dell’ormai datata frenologia, qui capovolta, cioè vista dall’interno; è davvero così o il determinismo ottocentesco è a sua volta una categoria superata per comprendere la “neuro-rivoluzione” in corso?

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