S&F_scienzaefilosofia.it

Luca Lo Sapio – Bioetica cattolica e bioetica laica nell’era di Papa Francesco. Cosa è cambiato? – con un saggio di Giovanni Fornero [UTET, Torino 2017, pp. 192, € 16]


«Un cattolico e un laico rimangono un cattolico e un laico anche quando si dedicano a questioni come l’aborto o la determinazione del momento di morte prima di un trapianto», scriveva Uberto Scarpelli nelle prime pagine del suo Bioetica laica. Luca Lo Sapio si inserisce nella diatriba generata, o forse sarebbe meglio dire inasprita, da Bioetica cattolica e bioetica laica di Giovanni Fornero. L’approccio al testo di Lo Sapio impone uno sguardo retrospettivo alle tesi di Fornero sia per il loro ruolo, fondativo dei più recenti esiti del dibattito tra cattolici e laici in bioetica, sia perché i temi toccati nel testo suddetto vengono ripresi in un saggio introduttivo dello stesso Fornero. Bioetica cattolica e bioetica laica ha inquadrato e inquadra ancora l’orizzonte cattolico e quelli laici in bioetica con un approccio storiografico, ma avvia allo stesso tempo alla quaestio sull’esistenza e sulla eventuale paradigmaticità della bioetica cattolica e di quella laica. Al fine di comprendere tale dibattito, di cui Lo Sapio si fa erede, bisogna che ci si soffermi sul fatto che la vera quaestio forneriana ha sempre riguardato la laicità, la sua esistenza e la sua paradigmaticità agli occhi di chi non se ne sente parte: da quella, ideologica e pregiudizievole, laicista a quella, “sana” e neutrale, laica; dalla reputazione della laicità alla sua definizione, con l’obiettivo di conferirle dignità teorica e forse di stemperare quell’accezione di disreputable word che ha avuto e forse ha ancora in bioetica. La dicotomia forneriana ratifica l’esistenza di due bioetiche informate da differenti visioni del mondo, con premesse epistemologiche proprie, che si riflettono sulle rispettive antropologie, una di matrice greco-scolastica e l’altra di matrice postcartesiana, e conseguentemente informano etiche e bioetiche potenzialmente antitetiche. Bioetica cattolica e bioetica laica ha aperto un dibattito che trova espressione in Laicità debole e laicità forte, a cura di Fornero e in Laici e cattolici in bioetica: storia e teoria di un confronto, a cura di Fornero e di Maurizio Mori, che hanno accolto le obiezioni di quanti hanno tuonato a sfavore del costrutto euristico forneriano. Le critiche, di varia matrice, hanno interessato aspetti molto vari, dalla inesistenza della dicotomia alla sua insufficienza, al suo “colore” politico. Per entrare finalmente in medias res, il recentissimo testo di Lo Sapio, è erede di tutto questo dibattito e porta le categorie forneriane nel pontificato corrente, più volte osannato ma anche condannato a livello mediatico e non, come rivoluzionario.In Bioetica cattolica e bioetica laica nell’era di Papa Francesco, Fornero torna ad approfondire cosa egli intenda e abbia inteso per paradigmi, caratterizzandoli come «post-kuhniani», e, ancora, come idee-madri o idee-guida della bioetica che «lungi dall’essere unità rigide si configurano come unità differenziate e in quanto tali non escludono una certa molteplicità». Precisazioni queste, non nuove, che ancora si collocano come reazioni a quanti nei volumi di cui sopra hanno criticato l’eccessiva compattezza interna ovvero l’eccessiva schematizzazione della dicotomia laici-cattolici. Precisazioni che quindi testimoniano la persistenza delle motivazioni che hanno portato Fornero alla redazione di quel testo ormai canonico che è Bioetica cattolica e bioetica laica e dei dibattiti successivi in merito. Egli torna quindi a definire i contenuti dei paradigmi cattolico e laico, identificando, con una bella definizione della laicità come prospettiva che ci pone «su di un piano in cui siamo solamente uomini».Lo Sapio condivide con Fornero la tesi della realtà storico-concettuale dei due paradigmi. Nella sua puntuale tematizzazione del posto occupato attualmente dalla bioetica nell’agenda vaticana, del significato e del registro da attribuire ai cambiamenti occorsi con Papa Bergoglio e degli elementi di continuità e distacco rispetto ai precedenti pontificati, sembra di poter ritrovare l’approccio storiografico, ma non completamente neutrale, di forneriana memoria. Il testo è esplicitamente informato della «necessità di un consuntivo» tra laici e cattolici in bioetica. Non si può dire tuttavia che sia informato della possibilità di un superamento della dicotomia, i cui componenti sembrano restare a suo avviso, in fin dei conti, inconciliabili.Lo Sapio analizza innanzitutto gli sviluppi della bioetica con Wojtyla e Ratzinger. I temi bioetici hanno ricevuto specifica attenzione durante questi due pontificati, nei quali la bioetica è stata rivendicata come spazio privilegiato per la tematizzazione da parte della Chiesa di temi etici fondamentali. Come ricorda Lo Sapio, la sacralità della vita è stata ribadita più volte da Wojtyla e l’interesse del pontefice alla bioetica come terreno privilegiato e fondamentale per ribadire gli insegnamenti del Magistero è testimoniato da diversi documenti: uno su tutti l’Enciclica Evangelium Vitae, ma anche il Discorso ai partecipanti ai due congressi di Medicina e Chirurgia del 1980, dove affrontava la possibile pericolosità delle tecnologie biomediche per il diritto alla vita, o ancora l’Enciclica Familiaris Consortio del 1981, in cui condannava qualsiasi forma di assenso alla contraccezione, alla sterilizzazione e all’aborto da parte di governi e autorità pubbliche. Sulla scia del pontificato di Giovanni Paolo II si è posto anche Benedetto XVI. Nel 1987, con l’Istruzione alla Congregazione per la Dottrina della Fede Donum Vitae, l’allora cardinale Joseph Ratzinger condannava gli interventi artificiali sulla vita nascente e sui processi di procreazione, osannando la vita come «splendido dono di Dio», di cui bisogna assumersi la responsabilità. La stessa posizione fu ribadita anche dopo l’investitura pontificia, per esempio nell’Enciclica Caritas in Veritate, dove la bioetica figura come «campo primario e cruciale della lotta culturale tra l’assolutismo della tecnicità e la responsabilità dell’uomo». Entrambi i pontefici hanno poi attinto a piene mani dalla dottrina per giustificare le posizioni del Magistero, identificando dunque automaticamente la bioetica come insieme di questioni eminentemente filosofiche e metafisiche.Con il papato di Bergoglio sembra che le questioni bioetiche “classiche” non abbiano più lo stesso posto principe nell’agenda vaticana, anzi, che non ce l’abbia la bioetica in sé. Di interesse in questo senso, è il fatto che nel gennaio 2016 l’attuale Papa non abbia rivendicato dinanzi al CNB uno spazio privilegiato in ambito bioetico per la Chiesa. Papa Francesco in quel contesto ha comunque fornito una sorta di decalogo, ricorda Lo Sapio, dei temi su cui il CNB dovrebbe concentrarsi: il degrado ambientale, la disabilità, l’emarginazione dei soggetti vulnerabili, il confronto internazionale al fine di armonizzare le regole e gli standard delle attività biologiche e biomediche. In ogni caso non ci sono documenti che tematizzino specificamente le questioni bioetiche. Nell’Enciclica Laudato Si’, Bergoglio scrive inoltre di un amore «civile e politico» che «si manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore. L’amore per la società, l’impegno per il bene comune sono una forma eminente di carità». Lo Sapio riflette sulla possibilità che questa insolita apertura verso l’immanente, abbia delle ricadute bioetiche e che eventualmente la biomorale cattolica si stia aprendo al relativismo morale. Nell’Enciclica Lumen Fidei si possono riscontrare elementi di continuità col pontificato di Benedetto XVI, condensabili nella centralità attribuita alla connessione tra verità e fede. In Laudato Si’ emerge però anche una verità relazionale, esperita cioè nella relazione con l’altro, in altri termini una verità dell’amore, concepita come esperienza viva, che si può vivere nella sua pienezza solo abbandonando l’approccio oggettivante della ragione. Su questo, specifica Lo Sapio, influisce forse il gesuitismo di Bergoglio e l’idea ignaziana che «bisogna cercare e trovare Dio in ogni cosa, stando ben piantati per terra, nella storia». In Laudato Sì si può cogliere uno spostamento di attenzione verso temi che hanno la peculiarità di non essere questioni di dottrina. La scelta di spostare l’attenzione da aborto, eutanasia e i vari temi classici della bioetica cattolica a tematiche di etica sociale e ambientale viene considerata da Lo Sapio una «scelta comunicativa», pertanto non rivoluzionaria e ben informata della tradizionale dottrina cattolica, avveduta del fatto che una loro tematizzazione avrebbe comportato l’utilizzo di categorie speculative e in generale un discorso filosofico-teologico, distanti dal cuore e dai concreti problemi degli uomini e delle donne «che la Chiesa deve saper accompagnare nel cammino di fede e di vita». La dottrina viene affiancata da una maggiore attenzione all’effettualità e alla concretezza della vita individuale. Il paradigma della pastorale bergogliana trova espressione, relativamente al tema della famiglia, nell’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia, unico luogo in cui si lascia spazio alle tematiche classiche della bioetica cattolica. In questo senso non si possono rinvenire sostanziali novità se non la specifica apertura bergogliana alla dimensione concreta dell’esistenza umana e a nuove strategie di evangelizzazione che siano meglio contestualizzate nel nostro tempo. A seguito di un’attenta analisi dei documenti prodotti da Bergoglio, Lo Sapio non si pone a favore della tesi di una svolta radicale ma nota come il rapporto tra verità e soggettività, così come è visto da Bergoglio, spinga sicuramente il personalismo cattolico a confrontarsi, se non con i casi concreti della casistica, almeno con la persona in realitate, con la persona come imago Christi singularis. Se non sul piano dottrinale, sul piano della prassi la maggiore attenzione alla misericordia, al perdono e all’amore testimoniano un mutato approccio verso il peccatore pentito, attraverso la via discretionis e la via penitentialis.Di interesse la panoramica delle critiche rivolte a Bergoglio sia da cardinali e “cattolicissimi” che da laici o “laicissimi”, quali quelle degli strenui difensori della laicità bioetica italiana, Lecaldano e Mori. In Senza Dio, Lecaldano ha riconosciuto in Papa Francesco «l’indicatore di una nuova stagione di dialogo e confronto» e il merito di aver posto l’accento sul carattere relazionale e contestuale dell’esistenza umana, abbandonando una visione verticistica del rapporto tra uomo e verità. Mori, pur accogliendo con favore le novità portate da questo papa, afferma in un articolo pubblicato su «Caratteri Liberi» dal titolo Il discorso di Papa Francesco ai medici (15 novembre 2014): un errore dottrinale e molto senso comune presentato con grande savoir-faire, che la bioetica ha perso la sua centralità nell’agenda vaticana e che non sia da escludere che i riferimenti etico-teologici del pontificato bergogliano esulino dal tradizionale personalismo di matrice tomista, che si sia indebolito il vincolo tra verità e persona, su cui la dottrina cattolica ufficiale ha costruito nei secoli il suo edificio filosofico-teologico.Si può concludere con Lo Sapio che quelle di Bergoglio siano «scelte comunicative» e che non si tratti di una nuova Chiesa né di una nuova biomorale cattolica. Egli riporta in auge le ragioni e i temi del dibattito tra cattolici e laici in bioetica, in un momento in cui i toni e le armi di una bioetica, se si vuole, “crociata”, che brandisce la spada e la punta contro l’alterità, sembrano superati. Il dibattito tra bioetica cattolica e bioetica laica può sembrare sopito a livello mediatico e anche accademico ma ha ancora ragion d’essere e, come forse mostra proprio il testo in esame, può ancora avere degli interessanti sviluppi. Il testo di Lo Sapio ha il merito, considerando i passati sviluppi del dibattito in questione, di veicolare quel clima di distensione teorica della cui possibilità si domanda. Il testo può anche aprire a ulteriori domande. Le scelte comunicative di Bergoglio non sembrano mettere in dubbio né la dottrina né la sacralità della vita. Quest’ultima, come a più riprese specifica Lo Sapio, è al massimo declinata come vita della natura piuttosto che come vita umana. Non si potrebbe quindi dire che l’attuale pontefice si stia occupando di bioetica quotidiana? Se così fosse, all’osservazione fattuale di una sorta di “latitanza” della bioetica nell’agenda vaticana, si potrebbe opporre quella sul “genere” bioetico, ed estendere il discorso oltre le categorie forneriane, alle categorie quotidiana-di frontiera e descrittiva-valutativa (o normativa). Una ulteriore domanda ancora potrebbe essere se nell’era di Papa Francesco sia cambiata la nozione di laicità bioetica: l’analisi di Lo Sapio e quelle che l’hanno preceduta hanno mostrato che se la dottrina cattolica non può cambiare, la biomorale cattolica non può cambiare e non è cambiata. Potrebbe essere interessante analizzare se alle scelte comunicative, che si potrebbero definire anche adattative, di Papa Bergoglio non corrispondano altrettante scelte comunicative adattative da parte della laicità. Ancora ci si potrebbe chiedere se la mancata tematizzazione delle questioni bioetiche non sia totale, se, cioè, non sia la bioetica di frontiera tutta a non essere oggetto di un’attenzione urgente in questo momento storico. Infine, come si può notare dalla panoramica delle critiche rivolte sia dai cattolici sia dai laici all’attuale Magistero fornita da Lo Sapio, la maggioranza di queste mostrano una singolare unitarietà nell’obiettare al pontefice la scelta di mettere in secondo piano la dottrina. A sostegno poi della tesi di Lo Sapio che in realtà non si sia poi così prossimi al superamento della dicotomia forneriana, si può concludere che se davvero un qualche cambiamento fosse avvenuto, adesso quella parte dell’analisi del discorso del Papa ai medici dell’Associazione Medici Cattolici del Novembre 2014, in cui Maurizio Mori vagliava la possibilità che in esso ci fosse un errore dottrinale, non occuperebbe la sua sede attuale ma sarebbe allocata su almeno una delle testate a cui, pure, era stata proposta. 

Rita Obliato

S&F_n. 18_2017

Print Friendly, PDF & Email