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La filosofia morale in Italia oggi e domani. A proposito di un recente convegno

Autore


Ludovico De Lutiis

Indice



Reportage del Convegno:

Natura umana, etica e società. Prospettive della Filosofia morale

Dipartimento di Filosofia – Sapienza Università di Roma – Villa Mirafiori

20-21 settembre 2012

 

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S&F_n. 08_2012

Abstract



A conference entitled Human nature, ethics and society. Perspectives of moral philosophy took place on 20-21 September 2012 in Rome. Participants represented the different streams and directions of moral philosophy in Italy. In particular, the future of moral philosophy in Italy was the subject of a panel which tackled both theoretical and practical issues pertaining to moral philosophy and its role in the academics and in society.

 


  1. La frammentazione dell’intera filosofia occidentale negli ultimi due secoli e la frammentarietà della ricerca accademica in ambito morale nella seconda metà del Novecento, non potranno scomparire se non nel corso di alcuni decenni, in seguito a una, comunque difficilmente immaginabile, trasformazione dei saperi e del loro stesso significato. Se ciò poi debba o meno essere un obiettivo della filosofia morale è tema che, a sua volta, sarebbe interessante e, probabilmente, necessario dibattere. La pluralità dei punti di vista, infatti, secondo quanto riconoscono oggi le posizioni più avvertite, appare un presupposto forse inaggirabile. La ricerca di oggettività e unitarietà, per altro verso, esprime un’esigenza non certo esaurita.

In un certo senso, nientemeno che uno sfondo di tale ampiezza contenutistica e portata teorica va tenuto presente pensando a un convegno che ha avuto l’ambizione, se non di superare, almeno di mettere in questione visioni particolaristiche e ideologiche della filosofia morale: mettendo insieme rappresentanti dei differenti orientamenti della ricerca filosofica sull’etica in Italia – orientamenti troppo a lungo non comunicanti tra loro – e chiedendo loro di presentare il proprio sguardo generale sulle prospettive di una disciplina dalla tradizione tanto ricca, nel nostro paese, quanto appunto suddivisa in scuole che faticano a sottrarsi alle maglie teoriche di presupposti concettuali molto distanti. La contaminazione delle prospettive è apparsa un obiettivo del convegno e, a giudicare dai temi trattati e dalle discussioni che hanno fatto seguito a ciascun intervento, si può affermare che sia stato senz’altro un obiettivo raggiunto. Si tratta certo di un primo, piccolo passo; ma si tratta di un passo importante e innovativo.

D’altronde la contaminazione stessa era garantita sin dall’inizio dalla scelta degli oratori coinvolti, che oltre a essere tra i protagonisti del dibattito nazionale sulle questioni morali, rappresentavano anche molto bene le principali tradizioni filosofiche che hanno dominato e tuttora sono al centro della scena del nostro paese. Esponenti delle scuole di stampo laico e cattolico (o comunque ispirati dalla religione o interessati a essa), di formazione utilitaristica, kantiana o marxista, così come pensatori orientati storicamente o ispirati da una prospettiva di tipo prevalentemente analitico, si sono confrontati in modo proficuo e senza pregiudizi. Ne è emerso il quadro dello stato attuale della filosofia morale in Italia, nella varietà dei suoi orientamenti e dei suoi linguaggi, ma è emerso anche l’orizzonte di una potenziale maggiore contaminazione delle prospettive.

 

  1. Non è possibile ovviamente in questo breve spazio offrire una descrizione dettagliata dei temi trattati; d’altronde, vista l’ottica generale proposta dall’incontro (Natura umana, etica e società. Prospettive della filosofia morale, svoltosi presso l’Università Sapienza di Roma il 20 e 21 settembre 2012), sovente le relazioni hanno ricalcato le linee principali di orientamento di lavoro dei singoli relatori. Ma vale la pena di segnalare, oltre che le questioni concrete e di dettaglio portate all’incontro, appunto le biografie intellettuali e le storie culturali che questo incontro volutamente sperimentale ha fatto incontrare e portato a dialogare.

Uno sforzo e una volontà di superare i confini delle proprie correnti filosofiche di riferimento si sono manifestate talvolta fin dalla scelta dell’argomento oggetto della relazione e dunque appaiono evidenti nei titoli stessi. È ad esempio il caso di Irene Kajon, che ha posto la questione del saluto (Il salutare. Per un’antropologia filosofica come analisi dell’azione), trattando non solo della tradizione ebraica, ma ampliando in maniera significativa l’indagine ad altre famiglie filosofiche e a molta narrativa. Kajon ha argomentato in favore della peculiare e universale importanza del saluto, il quale, pur manifestandosi in modalità molto differenti fra loro, avrebbe un posto speciale nel modo in cui gli esseri umani interagiscono fra di loro. In particolare è stato messo in luce come nell’atto di salutare trovino espressione due modi di avvicinarsi l’un l’altro: quello metafisico e quello di prontezza alla guerra. Un’altra studiosa della tradizione culturale ebraica come Emilia D’Antuono ha svolto una relazione dal titolo Scienza ed ermeneutica del male. D’Antuono, che si è occupata nella sua vasta produzione di filosofia morale, antropologia filosofica e bioetica, ha riflettuto a lungo sulla questione del paradigma dell’alterità e sui meccanismi con cui si riconosce e si crea.

Esponente invece della tradizione neoscolastica, Angelo Campodonico ha offerto una relazione dal titolo: Essere più umani. Esperienza, natura, razionalità. Secondo una tendenza con cui si è evoluto il pensiero di ispirazione neotomista, l’intervento di Campodonico e la sua più generale prospettiva, uniscono pensatori della tradizione soprattutto scolastica (e soprattutto Aristotele e Tommaso) con metodi e temi della filosofia analitica, proponendo l’attualità di argomenti e tesi classiche al di là del contesto storico in cui sono sorte.

Francesca Menegoni ha proposto una riflessione di carattere teorico, dedicata al Concetto hegeliano di azione e ha ricostruito i fondamenti di una concezione che, evidentemente, nel nostro paese ha conosciuto una storia rilevantissima anche se non dedicata in particolare al concetto di azione e alla filosofia pratica.

 

  1. Un asse rilevante del convegno è stata la bioetica, che forse costituisce l’ambito di questioni di etica applicata e sociale più dibattuto e di interesse pubblico, sia da un punto di vista tecnico-specialistico, sia nel discorso pubblico e persino quotidiano dell’uomo comune. Piergiorgio Donatelli, organizzatore e animatore dell’incontro stesso, ha presentato un intervento dal titolo La vita umana in prima persona, ispirato alla sua più recente pubblicazione. Donatelli presenta un punto di vista utile in bioetica ma che supera i suoi confini e mette in discussione la tradizionale divisione novecentesca fra liberali e conservatori in tutto l’ambito filosofico morale e politico; egli propone un punto di vista liberale che non rinunci alla presenza di uno sfondo concettuale peculiarmente umano e nella relazione si è soffermato su alcuni specifici campi di applicazione. Temi e interessi di bioetica stricto sensu sono stati affrontati negli interventi di Demetrio Neri (Embrioni, brevetti e dignità umana) e Corrado Viafora (Bioetica clinica: una proposta metodologica basata sull’idea di dignità umana). Neri, che è stato fra i primi in Italia a occuparsi della disciplina, ha argomentato contro le posizioni conservatrici sugli embrioni, con un constante riferimento alla giurisprudenza esistente. Viafora ha invece proposto un approccio alla bioetica meno teorico e generale e più orientato alla risoluzione caso per caso, nel quale assume un ruolo di rilievo l’istituto dei comitati etici. Egli ha posto al centro della sua proposta il concetto di dignità umana, presentato in una accezione contraria ad ogni regola assoluta (persino il delicato tema del dire la verità al paziente va valutato caso per caso nella sua prospettiva) che possa trovare consensi tanto fra i conservatori quanto fra i liberali.

Il momento più direttamente dedicato al tema generale del convegno è stata una tavola rotonda sulle Prospettive della filosofia morale, moderata e introdotta da Rossella Bonito Oliva, in cui sono intervenuti Paolo Amodio, Roberto Mordacci, Maurizio Mori, Adriano Pessina e Stefano Semplici, tutti studiosi a vario titolo interessati alla bioetica e intervenuti nei dibattiti seguiti alle relazioni su tematiche bioetiche. La tavola rotonda è stata forse il momento centrale di tutto il convegno; in essa hanno trovato voce le preoccupazioni dei relatori per le nuove generazioni di studiosi di filosofia e per la condizione accademica stessa del settore scientifico-disciplinare della Filosofia morale ed è emersa una più generale inquietudine per la capacità della filosofia di adeguarsi alle trasformazioni della società. Del resto sono state segnalate cifre preoccupanti su tutte e tre le questioni: il numero di studenti iscritti nelle facoltà filosofiche è in diminuzione, il numero di professori di filosofia morale crollerà fra pochi anni a causa dell’alto numero di pensionamenti per motivi anagrafici, l’interesse della società per tematiche filosofiche si sta riducendo. A proposito di quest’ultimo punto si è osservato l’unico vero dissenso del dibattito, fra chi vede con favore una filosofia morale che si insinui nella società con altri ruoli (ad esempio quello del consulente filosofico; in ogni caso l’idea di “uscire dalle università”) e chi individua una possibile fonte di rilancio nella richiesta, all’interno di un percorso di studi, di competenze etiche da parte di individui che svolgono lavori estranei alla filosofia. Fra le soluzioni ai problemi emersi è stata esclusa l’utilità dei festival di filosofia, ai quali è stato contrapposto il lavoro accademico, che si fa preferire per la salvaguardia della dimensione scientifica, anche laddove promuove un dibattito informale, ad esempio in convegni di questo genere. Obiettivo principale è risultato quello di tenere viva la disciplina.

Anche il dibattito successivo alle relazioni è risultato particolarmente vivace e ricco, e ha mostrato ulteriormente l’urgenza di un aumento dei fondi da destinare alla ricerca, in particolare per quanto concerne la spiacevole questione dei corsi che vengono svolti a titolo gratuito. È inoltre emersa una diffusa critica verso i nuovi meccanismi concorsuali, tuttavia con gradazioni differenti di dissenso.

 

  1. Altro asse portante del convegno è stato quello che si potrebbe definire “incentrato sulla contaminazione delle ottiche”.

Sulla scia delle sue originali considerazioni volte a rivalutare gli aspetti affettivi in ambito morale, la prospettiva specificamente femminile, la necessità di ottiche disciplinarmente e idealmente contaminate e plurali e, in questo caso, la dimensione peculiare e irriducibile della concretezza e della contingenza, Laura Boella ha proposto una riflessione dedicata a Agire, errare. L’etica alla prova della storia e della vita, in cui ha posto in questione l’eccessivo teoreticismo che spesso caratterizza le teorie etiche. Boella, collegando piani e ambiti differenti per affrontare il tema della sensibilità morale, ha richiamato l’attenzione sulla possibilità dell’errore, evidenziando come la fallibilità sia parte ineliminabile dello stesso agire. In questo senso l’agire è il luogo della contingenza e la libertà, oltre ad essere una ricchezza, è ciò che dà la possibilità di sbagliare.

Anche Ines Crispini ha proposto una riflessione che può essere collocata sotto il titolo della contaminazione, essendosi rivolta – appoggiandosi ad autori di tradizioni differenti come Iris Murdoch, Cora Diamond, Christine Korsgaard e, in particolare, Judith Butler – a un tema che ora sembra essere di particolare momento nel dibattito etico, ossia quello della vulnerabilità. La sua riflessione ha avuto il significativo titolo di: La fragilità della morale. Universalità e vulnerabilità nella riflessione etica contemporanea. Crispini è partita dalla domanda se sia possibile oggi un’etica fondata universalmente e ha richiamato i differenti orientamenti etici contemporanei che tentano di rispondere a tale domanda. Cercando poi di dare lei stessa un contributo alla questione, Crispini, pur ammettendo la centralità di una qualche nozione di io in etica, ne ha problematizzato la natura: il definirsi come un io dipende infatti dalla relazione e non la precede. La costitutiva fragilità nella quale viviamo la nostra quotidiana esistenza morale deve portarci a un universalismo differente da quello classico: l’universalizzabilità va convertita in condivisibilità, verso una dimensione di intersoggettività.

Altrettanto contaminata, e altrettanto originale, la prospettiva di Francesco Saverio Trincia che, riprendendo una linea che appartiene al «kantismo post-hegeliano», ha proposto una riflessione dedicata a Kant dopo Freud, in cui la purezza della coscienza morale kantiana viene resa più opaca, ma altresì più densa e spessa, dalla presa in considerazione di temi ed elementi della tradizione psicoanalitica, spesso trascurata e considerata in termini di minore dignità dalla tradizione filosofico-morale italiana, forse ancora eccessivamente influenzata, sotto questo aspetto, da tratti di accademismo per un verso generale, e dalla tradizione idealistica per altro. Proprio il percorso intellettuale di Trincia, da questo punto di vista, si segnala come particolarmente capace di scrollarsi di dosso chiusure concettuali e di aprirsi alle esigenze e alle novità, provenendo da studi proprio di tradizione hegeliano-marxista, per poi muovere verso interessi di psicanalisi, dedicarsi alla fenomenologia husserliano-heideggeriana e alla bioetica.

Un’ottica anche psicoanalitica, e in particolare la figura di Lacan, è stata invece chiamata in causa da Bruno Moroncini, il cui intervento recava il titolo di Lacan con Kant. L’apporto dell’etica analitica alla filosofia morale. Moroncini ha presentato l’idea di morale non come invenzione della filosofia, ma come disagio della cultura e ha fornito una dettagliata analisi, con il linguaggio dell’etica ispirata al lavoro di Lacan, dei temi dell’intenzionalità e della responsabilità.

Un po’ fuori dagli assi principali del convegno, ma non meno interessanti, gli interventi di Giuseppe Antonio Di Marco ed Elio Matassi. Di Marco ha presentato una relazione dal titolo: Proprietà individuale contro proprietà privata. Precisazioni intorno alla società comunista come base di realizzazione della libera individualità. La prospettiva di Di Marco – incentrata sulla originale nozione di proprietà individuale – è apparsa preoccupata di mostrare l’attualità economica e filosofica del pensiero marxista e del concetto di società comunista, con un costante richiamo alla storia umana e con riferimenti puntuali a specifici modi di produzione alternativi (e di solito precedenti) al capitalismo.

L’intervento di Elio Matassi, intitolato Dalla filosofia morale alla filosofia della musica, ha chiuso il convegno. Matassi ha svolto una relazione sul tema a lui caro della filosofia della musica, affrontando sia temi teorici (come la peculiare natura della musica), sia pratici; egli ha inoltre messo in luce il legame storico della filosofia morale con la filosofia della musica, portando esempi anche illustri, come, per citare il più recente, quello di Martha Nussbaum. Matassi ha poi sottolineando l’assenza nell’età contemporanea, e in particolare in Italia, di una reale trasmissione di cultura musicale ai bambini e ai giovani.

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