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Alessandro de Cesaris – Ai limiti del concetto. Genesi e forma della singolarità nella logica di Hegel [Orthotes, Napoli-Salerno 2024]

In letteratura, il pensiero di Hegel è comunemente associato a una filosofia in cui il singolare viene asservito e assorbito dall’Assoluto. Da Schelling a Feuerbach e Kierkegaard fino a Deleuze e Simondon, gli interpreti hanno visto in Hegel solo un pensiero volto all’universale, ovvero una tendenza universalizzante che mortifica il particolare. Il volume di Alessandro De Cesaris, Ai limiti del concetto,  si  propone  di

dimostrare che le cose non stanno esattamente così. Secondo De Cesaris il tema della singolarità non solo è centrale nella filosofia hegeliana, ma in essa esiste una vera e propria logica della singolarità, sfatando in questo modo la credenza che la singolarità trovi in Hegel solo una funzione strumentale in vista della consacrazione dell’Assoluto.

Il volume è diviso in due parti. La prima è composta da quattro capitoli che si concentrano sulla genesi e sviluppo del tema della singolarità dal periodo di Tubinga a Jena, e analizza gli scritti hegeliani principali fino alla Fenomenologia dello spirito. La seconda parte è invece integralmente dedicata al problema della singolarità nella Scienza della logica, divisa in tre capitoli, uno per ogni libro dell’opera hegeliana.

L’intento del volume è chiaro fin dal titolo, dove si esplicitano i margini entro cui si muoverà il testo: limite, concetto, genesi, forma, singolarità, logica. Tutti termini usati per specificare che il singolare non va posto ai limiti (né tantomeno ai confini) della logica, e dunque del pensiero razionale. Secondo De Cesaris, infatti, la singolarità è nel cuore dell’indagine hegeliana e, considerata dal punto di vista logico, essa è sì da porre ai limiti, ma del concetto. Il che vuol dire, in Hegel, che essa è pieno pensiero razionale, e non mera alterità non precisamente configurata o configurabile, come la vulgata vorrebbe.

Secondo De Cesaris bisogna in primo luogo far chiarezza sul significato stesso della singolarità, troppo spesso associata all’individualità, e genericamente al dato o all’immediato. Tutte cose potenzialmente vere, ma solo se riconosciute nel movimento logico che le assolve non come presenze inaggirabili e però non assumibili completamente dal pensiero, bensì come elementi pienamente razionali. Per De Cesaris riuscire nell’impresa è possibile solo riconoscendo la natura mediale del singolare nel rapporto tra universale e particolare. Per Hegel non si tratta, come scrive l’autore, di «obliterare il particolare in nome dell’universale, ma di intendere correttamente questa relazione riconoscendo alla ragione il ruolo di nesso che risolve il rapporto tra identità e non-identità» (p. 79), tra finito e infinito, tra parte e tutto, tra contingente e necessario, tra particolare e universale (p. 99): «è questa la sfida del pensiero speculativo, l’elaborazione di un nuovo senso della singolarità» (p. 105). Tuttavia, Hegel sa che per farlo è necessario ripensare la natura stessa della logica.

Come sottolinea De Cesaris, questa consapevolezza vorrà dire per Hegel ripensare prima il significato e il rapporto della filosofia con il positivo (p. 44), poi riflettere sul problema del “presupposto” nel pensiero. Infatti, il positivo perderà centralità negli scritti maturi, almeno nei termini religiosi e politici con cui era usato negli anni di Tubinga, Berna e Francoforte, e verrà impiegato nella Scienza della logica solo come contrappunto al negativ, dice De Cesaris. Nella grande logica, puntualizza acutamente l’autore, Hegel usa invece a più riprese il termine “presupposto” (Voraussetzung). Va tuttavia notato, come De Cesaris fa, che sia nel termine Voraussetzung che nel termine Positivität vi è un ponere «che è inteso nel senso di positum, ovvero come qualcosa che è già avvenuto. Le forme logiche hanno al loro interno dei presupposti, e la scienza è proprio il movimento con cui i presupposti vengono tolti e ricondotti alla loro matrice razionale» (p. 45, n. 31).

Si può dire allora che lo sforzo della filosofia hegeliana è la ricerca della dimensione logica in cui viene risolto il presupposto e tutto ciò che di norma viene messo ai margini del pensiero razionale: il dato, l’individuale, l’immediato. In Hegel emerge pienamente la consapevolezza che questi elementi fanno parte del pensiero, ma anche che non potranno mai saturare autonomamente la dimensione logica. E tuttavia, ponendoli come alterità rispetto al soggetto, ci si limita a pensarli esclusivamente in una relazione correlativa, come fanno le filosofie della riflessione. Il movimento logico della filosofia hegeliana vuole invece superare la contrapposizione e non alimentarla. È a questo punto che subentra la nozione di singolarità, il cui valore logico è di essere un momento dell’assoluto pienamente razionale in cui però l’assoluto stesso non viene privato della sua concretezza. In questo senso, commentando la Logica di Jena (1804-1805), De Cesaris scrive: «la realizzazione  della  sostanza  come  soggetto  coincide  dunque interamente con la costruzione della singolarità, ovvero con il toglimento del singolare come presupposto e la sua posizione come momento concreto dell’assoluto» (p. 193).

L’ampia riflessione hegeliana sul valore logico del singolare, che prima di arrivare alla Scienza della logica si sviluppa in maniera del tutto peculiare nella Fenomenologia dello spirito, trova il suo compimento nella Begriffslehre – notoriamente dedicata alla logica soggettiva – dove diventa chiaro che il singolare costituisce la categoria centrale dell’analisi hegeliana. Nell’interpretazione di De Cesaris, qui già solo la «ricorrenza onnipervasiva del problema del singolare» induce a ritenere il nesso tra singolare-particolare-universale la «chiave di volta dell’intera Begriffslogik» (p. 390). Ma c’è ovviamente di più. Nella Begriffslehre si svela in via definitiva che il singolare è il contrappunto negativo del particolare (a sua volta negazione dell’universale), ed è quindi unità negativa del rapporto tra universalità e particolarità. Però De Cesaris sottolinea anche come il concetto particolare sia solo una fase preliminare del processo di determinazione del concetto. Infatti, «se particolare è determinazione dell’Universale, questa determinazione si riferisce a un immediato, a una pura astrattezza, a un indeterminato» (p. 398). Cioè, il particolare non fa altro che determinare se stesso in quanto determinazione del determinato. Perciò il particolare è una determinazione determinante l’universalità in quanto specie, ossia di per sé una negazione. La singolarità invece nega la determinazione negativa dell’universale da parte del particolare, configurandosi così come la mediazione tra universale e particolare, dunque come determinazione concreta e compiuta dell’assoluto. È per questo che De Cesaris può scrivere che «il singolare è il vero culmine dello svolgimento del concetto in quanto è effettivamente la determinazione più ricca» (p. 400). In questo modo, secondo l’autore, Hegel palesa il suo «disprezzo nei confronti dell’universale astratto» in quanto vuota superficie priva di contenuto (p. 401), e la sua filosofia si rivela del tutto opposta all’essere una filosofia dell’assoluto meramente universalizzante in senso astratto.

In conclusione, il volume si pone una sfida ardita e complessa, riassunta in due obiettivi strettamente intrecciati tra loro, uno storiografico e uno teoretico. Dal punto di vista storiografico, De Cesaris vuole dimostrare che, contrariamente a quella che appare ancora la posizione dominante nel panorama degli studi, il pensiero di Hegel è dominato sin dal principio da un interesse esplicito per il problema della singolarità e che anzi, questo il piano teoretico, nelle sue opere Hegel distingue diverse tipologie di singolarità. La ricostruzione genetica della nozione di singolarità mostra come la questione del singolare sia uno dei principali (se non il principale) centro d’interesse hegeliano e che quindi, come si propone la posizione teoretica del volume, in Hegel la singolarità attraversa tutti i livelli del movimento logico. Ne risulta che, insieme alla nozione di immediatezza e negatività, la singolarità «costituisce la struttura logica fondamentale dello sviluppo del concetto» (p. 18). De Cesaris ritiene infatti che in Hegel «il problema del singolare e del suo nesso con l’universale sia la struttura logica che informa ogni altro problema ontologico, segnatamente ogni problema riguardante la questione dell’essere» (p. 19).

Inoltre, nella filosofia moderna, Hegel è tra coloro che più di tutti ha ragionato sul singolare (das Einzelne). Ciò non vuol dire affatto schiacciare il significato di singolare con “individuale”, cioè fraintendere la singolarità con l’individualità. Piuttosto, come ribadisce De Cesaris, la trattazione logica del singolare è in quanto tale precedente alla distinzione stessa tra umano e non- umano, e si propone come una riflessione del tutto astratta e applicabile a qualsivoglia ente. E ancor più, sottolinea De Cesaris, l’etimologia del termine “individuale” rinvia a ciò che non può essere ulteriormente diviso. Infatti, l’esito fondamentale della speculazione di Hegel è che il singolare è esattamente ciò il cui destino è sdoppiarsi (p. 21). È proprio la duplicità insita nella categoria di singolare ciò che la rende centrale dal punto di vista ontologico e non direttamente legata all’individuale.

Infine, va sottolineato che l’aspirazione che attraversa l’intero compito teoretico del volume è quella di porre le condizioni affinché il pensiero di Hegel possa dialogare con le riflessioni contemporanee sul singolare senza essere appiattito sul suo passato interpretativo. Difatti, se l’intento del volume è dimostrare che è possibile ripensare il pensiero di Hegel liberandolo dalla fama di una filosofia volutamente mortificante il singolare per vederlo asservito all’universale e assorbito in esso il prima possibile, lo è principalmente per poter “utilizzare” Hegel nel e per il presente.

Benché ardita e complessa, l’autore conduce la sfida con stile lineare e semplice, senza perdersi in anacoluti gesti filosofici o ripiegamenti concettuali. Il libro preferisce presentarsi in totale trasparenza voluminoso, con le sue quasi cinquecento pagine mettendo immediatamente in guardia il lettore dalla faticosità del suo compito. Superato però ogni indugio dinanzi alla corposità del testo, il libro si presenta chiarissimo. I tecnicismi e i confronti con la critica De Cesaris li destina perlopiù alle note dove, lì sì, ingaggia un corpo a corpo con la storia della filosofia, le questioni filologiche e la letteratura su Hegel. Il fitto apparato di note gli è infatti fondamentale per chiarire quali posizioni su Hegel debbano essere accolte o superate, totalmente o parzialmente, e perché. Secondo De Cesaris, ciò che certamente va lasciata alle spalle è una lettura che secolarizza il pensiero hegeliano in categorie interpretative legate a ragioni storico-storiografiche ormai passate. In questo senso, l’analisi genetica del problema della singolarità sostanzia la vis teoretica della seconda parte che acutamente si rivolge alle riflessioni filosofiche del presente. Un compito che, come si è detto, De Cesaris si pone e che senz’altro, con deciso piglio ermeneutico, porta a termine.

Mattia Papa

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