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Harold Bloom – Angeli caduti – tr. it. a cura di E. Zevi [Bollati Boringhieri, Torino 2010, pp. 49, € 8,50]


In un tempo caratterizzato dalla perdita inesorabile delle certezze, nella società globale dei consumi in cui tutto viene fagocitato velocemente senza lo spazio e il tempo necessari alla parola e alla riflessione, si acuisce il bisogno di punti fermi, il desiderio di protezione, l’esigenza di non sentirsi soli al mondo: all’approssimarsi del nuovo millennio la nostra ossessione per gli angeli si è intensificata, libri, pellicole, seminari, discussioni proliferano attorno a questo tema che impregna la civiltà da circa tremila anni. Il fenomeno è esploso a partire dagli anni ‘90 con la comparsa di una serie di testi, vere e proprie guide pratiche “all’approccio con l’angelo”,  saggi sugli angeli custodi, sui rimedi angelici e prontuari su come comunicare opportunamente con le celesti entità; manuali che spiegano nel dettaglio chi sono gli angeli, come si manifestano, che fattezze prendono, e a chi e perché scelgono di manifestarsi. L’angelo tira, l’angelo vende, sorride con ali candide sui gadget di tutto il mondo, svolazza sulle t-shirt, suona la tromba su fumanti tazzine da caffè, indica i giorni con aria svampita dal calendario. L’angelicismo, soprattutto in America è diventato una sorta di poetica populista.

In questo breve e colto saggio Bloom spiega che gli angeli non sono tutti uguali: ci suono quelli buoni, numi tutelari a cui la speranza popolare rivolge le proprie suppliche, i demoni e i diavoli, appartenenti a ogni civiltà e a ogni epoca,  e gli angeli caduti, di cui Satana è il rappresentante più famoso ed eroico. E Satana, così come ogni angelo caduto, ci disturba poiché avvertiamo quanto intima sia la nostra relazione con lui. Partendo dal presupposto che esistono molti Satana, dove e quando, si chiede Bloom, Satana diventa cattivo per la prima volta? Non nella Bibbia ebraica, dove fondamentalmente rimane uno strumento di Dio.  Nei Rotoli del Mar Morto Satana è chiamato Belial e viene identificato per la prima volta col male radicale, con la ribellione assoluta contro Dio. È qui che ha inizio la carriera eroica e indipendente di Satana. Per Bloom il Satana dei quattro vangeli è una figura dell’antisemitismo, una metafora che comprende in sé tutti gli ebrei che non riconoscono Gesù in quanto Messia.

Che sia caduto o meno, l’angelo esercita sempre una forte attrazione, la tensione ambivalente di tremendum e fascinans, orrore e raccapriccio mescolati al piacere. L’angelo caduto è in effetti specchio di noi stessi e della nostra intrinseca condizione: rinvia difatti sempre ad Adamo, al suo peccato, che è il nostro, e alla sua caduta che è anche la nostra. L’alterità, sostiene Bloom, è l’essenza degli angeli, essi manifestano un’alterità o un potenziale affine al nostro.

In opposizione al racconto di Agostino e seguendo gli gnostici, Bloom sostiene che la caduta non è conseguenza del peccato, ma il risultato del diventare esseri separati: l’angelo Adamo divenne un angelo caduto appena poté distinguersi da Dio. L’uomo, come detto da Amleto, somiglia a un angelo per intelligenza, e tuttavia la sua quintessenza non è che polvere; ecco perché per Bloom, le due espressioni, angelo caduto ed essere umano, sono in pratica due sinonimi per indicare la stessa condizione, entrambi immagine di una trascendenza perduta. Perciò ci piace che demoni e angeli ci intrattengano o proteggano, ma sempre a una certa distanza di sicurezza; il problema è che gli angeli caduti possono esserci sgradevolmente vicini: l’angelo caduto, dice Bloom, rimanda alla schiacciante consapevolezza della nostra caducità, della nostra finitezza: il dilemma dell’essere aperti a desideri trascendenti pur essendo intrappolati dentro un animale mortale, è precisamente il dilemma dell’angelo caduto, ovvero di un essere umano pienamente consapevole.

 

Fabiana Gambardella

04_2010

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